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Vino e Arte

il vino è arte..ispirazione e fonte di grandi capolavori

Maggio 8, 2019Maggio 8, 2019admin1 comment3296 views

Il vino è arte, opera sapiente dell’uomo, che ad ogni genere di arte si lega e con ogni genere di arte si esalta.
Da sempre ispirazione e fonte di grandi capolavori.
Etichettare un vino non è certo cosa moderna. Contemporaneo però è vedere la superficie di una bottiglia di vetro come supporto artistico, che amplifica il valore del prodotto grazie al suo messaggio estetico.

Già gli antichi Egizi usavano apporre sulle anfore, dopo la loro sigillatura con fango e argilla, l’iscrizione che ne descriveva contenuto, provenienza, annata e nome del produttore.
Si deve però aspettare la fine del Seicento, con l’introduzione della bottiglia di vetro e del tappo in sughero e in seguito all’invenzione della litografia, per veder comparire prima una pergamena apposta al collo della bottiglia, introdotta dal monaco Pierre Pérignon, seguita poi nel 1840 da vere e proprie etichette illustrate applicate allo champagne della Maison de Venoge. In Italia, a fine Settecento in Piemonte e Sicilia compaiono le prime bottiglie contrassegnate da cartigli descrittivi del prodotto, con immagini araldiche e riproduzione dei riconoscimenti ottenuti.
Nel 1945 il Barone Philippe de Rothschild decide di celebrare la liberazione e di dedicare il suo vino all’Année de la Victorie, commissionando a Philippe Jullian un’immagine simbolica con la “V” della vittoria. Da quel momento il premiere cru affida ininterrottamente la propria veste grafica a pittori contemporanei. Tutti o quasi i “grandi” del Novecento metteranno la firma su quella label, da Picasso a Mirò, da Warhol a Chagalle a Dalì, fino ad arrivare, nel nuovo millennio, a Ilya Kabakov e Jeff Koons.. decretando così l’inizio di un

connubio imprescindibile tra arte e vino che durerà nei secoli.

La capacità dell’arte di mettere in relazione diversi piani sensoriali e di stimolare la percezione diventa quindi un valore aggiunto per i produttori.
Lettering, elementi grafici, vere e proprie opere di arte contemporanea realizzate da artisti o da designer di grande fama. 

Le etichette del vino, esaurita la semplice ma obbligatoria funzione informativa, possono rappresentare un testo semiotico di grande interesse. Non è solo marketing e brand identity, perché l’etichetta può rafforzare enormemente l’identità di una cantina.
Si tratta anche di una precisa, più o meno consapevole, sinestesia tra i segni visuali e grafici e le componenti più sensuali della degustazione del vino.

“Sono piccole collezioni perché tutto sommato sono dei piccoli modesti pezzetti di carta, ma allo stesso tempo grandi, perché raffigurano celebri capolavori d’arte, che sempre più spesso abbelliscono le bottiglie di vino sulle nostre tavole”

La definizione è dell’Associazione Italiana Collezionisti Etichette Vini, definendo come anche in Italia siano “ormai numerose le Aziende Vinicole che utilizzano tali soggetti d’arte per le proprie etichette”.

Packaging e design sono parte fondamentale dell’offerta, le aziende lo sanno bene e ci investono. Ciò vale a maggior ragione per un prodotto destinato, in alcuni casi, a riposare per anni in cantina, a divenire una rarità o un oggetto da collezione. A moltiplicarsi, oltre alle sperimentazioni di studi specializzati nel design per il settore, sono le collaborazioni con artisti di grido, sulla scia di nobilissimi precedenti.

Il legame con l’arte diventa ancor più efficace quando non contano solo i messaggi immateriali da veicolare, ma anche l’attento studio del target e del mercato in cui il prodotto è venduto.
«Il vino italiano è destinato soprattutto all’export e arriva anche in Paesi, come la Cina, la cui cultura visiva è molto diversa dalla nostra. La globalizzazione induce alla semplificazione formale ma senza stravolgere la sua identità per facilitare la collocazione dei prodotti in tutto il mondo”. 

Molte le aziende che in Italia nel tempo hanno scelto proprio opere di grandi artisti, spesso anche della propria Regione, come per esempio le Cantine Sociale di Lavis (Trento), di Menfi (Agrigento) e l’Azienda Agricola Lorenzon di Ponte Piave (Treviso), che hanno usato rispettivamente dipinti dei grandi pittori Segantini, Guttuso e Longhi.

Il rapporto tra cantine e artisti ha innumerevoli esempi emblematici in Italia, si pensi al produttore langarolo Vietti, che dagli anni Settanta fa realizzare da diversi autori, come Claudio Bonichi, Mino Maccari, Wayne Thiebaud, Jerry Uelsmann, delle etichette che descrivano le caratteristiche dell’annata.

Particolare invece il “Vino della pace” ideato dalla friulana Cantina Produttori Cormòns, un blend speciale frutto di 700 varietà di uve, provenienti da vitigni di ogni parte del mondo, la cui etichetta negli anni è stata opera di artisti come Enrico Baj, Arnaldo Pomodoro, Giacomo Manzù, Mimmo Rotella, Robert Rauschenberg, Fernando Botero, Piero Gilardi, Emilio Tadini.

Ancora più radicato il legame con l’arte della Tenuta di Nittardi, nel XVI secolo proprietà di Michelangelo Buonarroti: nel 1981 il gallerista tedesco Peter Femfert acquistò l’azienda e coinvolse numerosi artisti nella realizzazione delle etichette del suo Chianti Classico Docg. La collezione oggi conta più di 60 lavori di autori internazionali come Horst Janssen, Giuliano Ghelli, Mimmo Paladino, Günther Grass, Dario Fo, Friedensreich Hundertwasser, Joe Tilson, Karl Otto Götz e molti altri.

Di grande prestigio e bellezza la bottiglia di Pergole Torte, uno dei più eleganti, femminili e austeri Supertuscan – Sangiovese in purezza dell’azienda Montevertine – con i suoi affascinanti, essenziali e spigolosi volti di donna realizzati da Alberto Manfredi a partire dal 1982. L’etichetta nasce dall’amicizia tra l’industriale Sergio Manetti che acquistò nel 1967 la tenuta di Radda in Chianti e l’artista Alberto Manfredi pittore, illustratore e docente di tecnica dell’incisione. Da allora, ogni anno, Manfredi disegnò nuovi volti di donne, ritratte a mezzo busto, espressamente per Le Pergole Torte e dopo la sua scomparsa nel 2001, ancora oggi gli eredi di Manetti, in accordo con la famiglia del pittore, continuano a selezionare ogni anno un’opera d’archivio tra i vari disegni dell’artista.

La stessa corrispondenza tra vino e azienda, in questo caso ancor più tra vino e territorio, si ritrova attraverso le sinuose e sfuggenti figure femminili dei vini bianchi di Donnafugata da Anthìlia a Vigna di Gabri, con etichette che riescono a trasmettere l’emozione e il calore della terra siciliana.

La giusta visione è credere che la nascita di un vino abbia lo stesso processo creativo di un’opera d’arte. Come ne ha fatto suo credo filosofico fin dall’inizio l’azienda Feudi di San Gregorio, marchio simbolo del rinascimento enologico del meridione d’Italia, che negli anni, si è avvalsa di collaborazioni con grandi nomi del mondo del design, dell’architettura, dell’arte e della fotografia. Dal genio di Massimo Vignelli, da cui sono nate dal 2001 in poi, tutte le rivoluzionarie etichette di Feudi al duo Simeone Crispino e Stella Scala, meglio conosciuti come Vedovamazzei, fino al grande maestro della fotografia Mimmo Jodice.

Solo quando il matrimonio è d’amore sincero, l’etichetta può parlare e raccontare di quel vino, del suo produttore, del suo territorio. Altrimenti resta solo un pezzetto di carta bianca.

..Perchè il vino come l’arte è trascendenza, sentimento, immaginazione, poesia.

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1 commento

  1. Laura Bertoni ha detto:
    Aprile 11, 2020 alle 4:21 pm

    Interessantissimo e da leggere tutto d’un fiato!

    Grazie per questo articolo che condivido pienamente!

    Laura

    Rispondi

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𝗧𝗶𝗻𝘁𝗶𝗹𝗶𝗮 𝗗𝗲𝗹 𝗠𝗼𝗹𝗶𝘀𝗲 𝗗𝗢𝗖 
𝗟𝗮𝗺𝗲 𝗗𝗲𝗹 𝗦𝗼𝗿𝗯𝗼 𝟮𝟬𝟭𝟲 𝗩𝗶𝗻𝗶𝗰𝗮
Lei la regina, Lei volto di questa terra, Lei prezioso patrimonio: “𝗧𝗶𝗻𝘁𝗶𝗹𝗶𝗮 𝗗𝗲𝗹 𝗠𝗼𝗹𝗶𝘀𝗲 ” la DOC che, più di ogni altra, rappresenta questo territorio.
Vitigno autoctono resistente al freddo e non molto vigoroso, di origini antiche spagnole probabilmente introdotto in Molise verso la fine del ’700 in piena dominazione spagnola dei Borboni.  
Ma si narra anche una bellissima leggenda che lo conduce qui, per il più nobile tra i motivi: l’𝘼𝙢𝙤𝙧𝙚. L’amore per una donna di origini spagnole, che suggerì poi il nome, dall’etimo iberico 𝙏𝙞𝙣𝙩𝙤 cioè rosso; come l’Amore. Nei primi anni del 1300, il primogenito del conte Carafa, un nobile originario di Napoli discendente dai nobili Caracciolo, si innamorò perdutamente della figlia di un luogotenente dei Borboni di origine spagnola. Si sposarono e, rispettando la tradizione, la sposa portó del vino per il pranzo nuziale, che col suo sapore forte ed intenso finì per deliziare tutti gli invitati. Poi lei si ammalò gravemente e lui per cercare di alleviare il dolore e la disperazione, commissionò in Spagna alcune marze di quel vitigno portato dalla sua amata.

𝗟𝗮𝗺𝗲 𝗗𝗲𝗹 𝗦𝗼𝗿𝗯𝗼 
🍇100% Tintilia
🍷Nel calice quel suo particolare e intenso rosso rubino con lievi riflessi violacei, sprigiona profumi di frutti rossi lamponi freschi e prugne mature, erbe aromatiche e note speziate.
🍷Un sorso elegante, fine e preciso, dal tannino morbido. Un finale fresco e lunga persistenza che richiama le erbe di montagna e la liquirizia.

“𝘘𝘶𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘦’ 𝘷𝘪𝘷𝘪𝘥𝘰, 𝘴𝘰𝘯𝘰𝘳𝘰, 𝘢𝘳𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦. 𝘓𝘢 𝘵𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘯𝘢𝘳𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘭𝘦 𝘨𝘦𝘴𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘶𝘦 𝘷𝘪𝘵𝘦 𝘦 𝘨𝘭𝘪 𝘶𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘭𝘢 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘰𝘯𝘰 𝘷𝘪𝘣𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰 𝘪 𝘱𝘪𝘦𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘷𝘪𝘷𝘢.” 𝘍𝘳𝘢𝘯𝘤𝘦𝘴𝘤𝘰 𝘑𝘰𝘷𝘪𝘯𝘦

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𝟰𝟲𝟬 𝘾𝙖𝙨𝙞𝙣𝙖 𝘽𝙧𝙞𝙘
𝙈𝙚𝙨𝙙𝙞' 𝙍𝙤𝙨𝙨𝙤
•
🍷✨ Un viaggio nelle Langhe, a Serralunga d'Alba, nella proprietà più elevata del comune di Barolo: 𝟰𝟲𝟬 𝗖𝗮𝘀𝗶𝗻𝗮 𝗕𝗿𝗶𝗰 a 460 metri di altitudine, dove l'occhio si perde tra le colline e le infinite cromie di verde, sullo sfondo delle Alpi Occidentali.
@460_casina_bric Stile, Anima e Cuore di Gianluca Viberti, proprietario ed enologo, che dopo oltre 20anni trascorsi a curare i vigneti di famiglia, nel 2010 crea il suo progetto indipendente. 
Vini di carattere e personalità una dedizione costante per la vigna e l'ambiente che la ospita. Una realtà consapevole e attenta alla tradizione, tra usanze e metodi antichi: In cantina cemento, grandi tini troncoconici e lunghissime macerazioni sulle bucce.

🍇Uve autoctone e locali
𝗠𝗲𝘀𝗱𝗶'nasce dopo una fermentazione e macerazione che varia da minimo 15giorni fino a 40giorni, parte in acciaio e parte in cemento, parte dei vini hanno un breve passaggio di 6/8 mesi in botti di legno, ai quali segue un periodo di affinamento in botti di cemento di 8/12 mesi. Dopo l’imbottigliamento riposa per 3mesi prima di essere messo in commercio. 

🍷Un calice di un elegante e vivace rosso rubino, di grande finezza e grazia. Rapisce subito con i suoi profumi, tra piccoli frutti rossi e sfumature floreali, su note speziate tra cannella e pepe rosa.
🍷Un sorso sincero e immediato, fine rotondo e vibrante con la sua leggera tessitura tannica che ti sfiora le labbra. Lunga persistenza e un finale di grande freschezza.

✨𝙍𝙞𝙨𝙘𝙖𝙡𝙙𝙖 𝙡'𝙖𝙣𝙞𝙢𝙖 𝙘𝙤𝙣 𝙪𝙣 𝙨𝙪𝙤 𝙨𝙩𝙞𝙡𝙚 𝙞𝙣𝙘𝙤𝙣𝙛𝙤𝙣𝙙𝙞𝙗𝙞𝙡𝙚.
Lo spirito fedele delle Langhe. 
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🍇 100% pinot nero
André Clouet The V6 Expérience
Grand Cru 

🥂Un calice brillante e dorato (coppa volutamente vintage) Una bollicina fine e cremosa 
Al naso varia da aromi più freschi di frutti bianchi e agrumi a quelli più ossidati e complessi di lievito e pasticceria.
Un sorso complesso per la sue molteplici sfumature.
 🍇 Situati nel villaggio di Bouzy 9 ettari di vigneto classificati come Grand Cru
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Questa Cuvée "multi-millesimata" affina sia in acciaio che in barriques, per poi sostare per ben 6 anni sui propri lieviti. Remuage manuale e Brut il dosage.
•
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*Volutamente degustato in coppa vintage😝

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