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Vino e Arte

Cappella del Barolo: Vent’anni di arte e colore nelle Langhe

Ottobre 3, 2019Ottobre 3, 2019admin509 views
cappella del barolo

A fine settembre nelle Langhe, la famiglia Ceretto ha festeggiato i vent’anni della Cappella del Barolo realizzata dai due grandi artisti internazionali Sol LeWitt e David Tremlett. L’anniversario di una grande opera, oggi simbolo e meta di tutti i winelovers e dei tanti pellegrini che si recano alla chiesina per conoscerla, rivederla e apprezzarne il panorama sulla valle del Barolo.

La cappella di SS. Madonna delle Grazie fu costruita nel 1914 come riparo per chi lavorava nelle vigne circostanti in caso di intemperie, quelle stesse che la resero poi nei decenni rudere.

Non fu mai consacrata, e venne poi acquistata dalla famiglia Ceretto nel 1970 assieme a 6 ettari del prestigioso vigneto di Brunate di La Morra, nelle Langhe cuneesi.

Ne 1999 la celebre cantina piemontese decise di attuare e finanziare un grande intervento di arte contemporanea e di architettura moderna, commissionando ai due artisti la progettazione per i wall drawing. Così Lewitt ne reimmaginò l’esterno, utilizzando campiture geometriche e colori giocosi, mentre Tremlett utilizzò toni più caldi e sereni per decorare gli interni, con colori stesi direttamente con le mani.

Una passione e un connubio tra langhe e l’arte che parte da lontano, quando  i Ceretto nel 1982, per un restyling delle etichette dei propri vini chiamarono grandi designer come Silvio Coppola e Italo Lupi.
Nel 2000 poi con l’inserimento dell’avveniristico Cubo di vetro a Bricco Rocche, progettato dagli architetti Luca e Marina Deabate e da Polar Glass (Torino), fino ai ristoranti La Piola e Piazza Duomo (2005) ad Alba, con le realizzazioni di opere d’arte (il Piatto del Buon Ricordo, nel primo caso, e un affresco di Francesco Clemente sulle pareti del secondo) da parte di alcuni artisti contemporanei.

Il connubio tra la grande viticoltura e l’arte contemporanea ha in Italia dei punti di alta eccellenza, da Antinori per la Toscana a Ca’ del Bosco per la Lombardia; e il simbolo di questo sodalizio in Piemonte nelle Langhe è certamente Ceretto.

L’arte, come scopo di innovazione, che sprona e sfida anche il mecenate e l’imprenditore che ne sposano il progetto, per disegnare ancora una volta valore e bellezza nel proprio territorio. 

barolocappella barololanghevino e arte
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“Sull’ultimo piolo, la scala del successo non è mai affollata” _Napoleon Hill

𝐀𝐬𝐩𝐫𝐢𝐧𝐢𝐨 𝐝’𝐀𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚 𝐃𝐎𝐂 “𝐓𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐩𝐢𝐨𝐥𝐢”
𝐒𝐩𝐮𝐦𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐛𝐫𝐮𝐭 𝐦𝐞𝐭𝐨𝐝𝐨 𝐦𝐚𝐫𝐭𝐢𝐧𝐨𝐭𝐭𝐢
𝐌𝐢𝐥𝐥𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨 𝟐𝟎𝟏𝟖

💯% Asprinio d’Aversa

Una grande storia che vive e ‘persiste’ grazie alla passione e all’amore di Salvatore e Gilda storici viticoltori.
Un viaggio nel tempo tra le maestose alberate aversane, uniche al mondo.
In quegli antichi vigneti dove gli occhi si alzano fin verso il cielo, dove le viti abbracciano i pioppi salendo fino a 15/20 metri d’altezza.
Dove i contadini raccoglievano le uve su altissime scale di circa 30 pioli, una coltivazione unica nel suo genere.

𝐓𝐑𝐄𝐍𝐓𝐀𝐏𝐈𝐎𝐋𝐈 nel suo nome rimanda proprio a quella scala utilizzata per salire sull’alberata.
Una storia antica che ‘persiste’ e si fissa nella memoria e nel calice con la sua forte personalità.
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𝐓𝐑𝐄𝐍𝐓𝐀𝐏𝐈𝐎𝐋𝐈 La raccolta delle sue uve è manuale  e avviene con l’uso delle caratteristiche scale, matura sui propri lieviti in autoclave per circa 50 gg
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🥂Nel calice si presenta con i suoi brillanti toni dorati e un perlage fine e persistente. Eleganza, finezza e freschezza. 
🥂Al naso emergono profumi di pesca, sentori di lime, cedro ed erbe officinali.
All’assaggio teso e avvolgente, con la sua tipica impronta acida e una buona sapidità chiude con un gradevole ritorno fruttato. 
Un sorso invitante ed appagante.
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🍾Quanto vi piace l’asprinio? 
🥂Buona domenica tutta da bere!
HappySunday
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𝐋𝐄 𝐏𝐀𝐆𝐄 𝐃𝐄 𝐋𝐀 𝐓𝐎𝐔𝐑 𝐃𝐄 𝐁𝐄𝐒𝐒𝐀𝐍
𝐌𝐀𝐑𝐆𝐀𝐔𝐗 𝟐𝟎𝟏𝟕
Gran vin de Bordeaux 

🍇90% Merlot, 10% Cabernet-sauvignon
.
Una vecchia torre del 13°secolo, situata a Soussans, di cui oggi rimango solo i resti. Una lunga storia che ci porta al 1992 quando Marie-Laure Lurton prende la direzione di 3proprietà del padre nel Médoc; Château La Tour de Bessan e Château Duplessis nel Margaux Appellation e il Château de Villegeorge nella Haut-Médoc appellation.

Passato e presente, si fondono in una moderna cantina progettata con gusto dall'architetto di Tolosa Vincent Defos du Rau, che ne testimonia dinamismo ed evoluzione. Dal 2003, la tenuta è stata etichettata "Terra Vitis" certificandone il rispetto verso la natura, gli uomini e i vini.
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Situato su 3comuni della prestigiosa denominazione Margaux (Soussans, Arsac e Cantenac), il vigneto dello château La Tour de Bessan si estende su 35ettari di “graves” argillose pirenaiche. Le viti hanno un’età media di 25 anni.

🍇 LE PAGE DE LA TOUR DE BESSAN è un vino elegante e di carattere sicuramente giovane ma la mia forte curiosità, ha impedito il suo riposo meritato😅... 
Un Merlot che primeggia per quei suoi tipici toni, lontano dalla sua usuale definizione di ruffiano e piacione, anzi semplicemente diretto e assolutamente non banale.. classe ed eleganza, finezza e austerità si alternano in un calice unico per territorialità e audace tipicità.
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🍷 Un calice di un brillante rosso rubino e le sue nette sfumature granata, al naso travolge con i suoi profumi intensi di frutta rossa: dal lampone alla fragolina di bosco, marasche e more, piccoli frutti stemperati da sfumature di violetta e accenti di note speziate.
🍷Un tannino sottile avvolge le labbra in un sorso morbido e fine.. con un finale di piacevole freschezza che rispecchia coerentemente le sensazioni olfattive. 
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Ph @annaciotola
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𝐂𝐫𝐚𝐜 𝐁𝐨𝐮𝐦'𝐛𝐮 𝐁𝐥𝐚𝐧𝐜 
𝐃𝐨𝐦𝐚𝐢𝐧𝐞 𝐒𝐚𝐢𝐧𝐭 𝐆𝐞𝐫𝐦𝐚𝐢𝐧
Blanc 2019🥂🍾

🍇Chardonnay, Jacquère, Mondeuse blanche

𝐃𝐨𝐦𝐚𝐢𝐧𝐞 𝐒𝐚𝐢𝐧𝐭 𝐆𝐞𝐫𝐦𝐚𝐢𝐧 un viaggio inaspettato, una bottiglia che da tempo mi guardava da lontano desiderosa di essere scelta e che per pura fatalità (o strane coincidenze) stasera ha incrociato il mio sguardo.
Situati sotto le montagne di Arclusaz e nel Parc Naturel des Bauges a Saint-Pierre d’Albigny, di fronte alle Alpi, due fratelli Etienne e Raphaël lavorano 12 ettari di vigneti, su terreni calcarei-argillosi, varietà uniche tra cui proprio Jacquere e Mondeuse.
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Jacquère è una varietà autoctona diffusa nella Savoia francese ma vigneti sono presenti anche in Portogallo e Spagna.
Mondeuse blanche è stato a lungo considerato una mutazione del Mondeuse Noire
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🥂Al naso una palette aromatica fresca e dinamica in cui spiccano delicati profumi di fiori bianchi, sentori di agrumi e frutta bianca tra lime, mela, pera sullo sfondo di decise note minerali.
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🥂Un sorso diretto di grande freschezza, giovane ed energico. Al palato conferma ciò che svelato al naso con ritorni agrumati e accenti minerali con un delicato sentore di gesso sul finale. Lunga persistenza.

Una piacevolissima sorpresa come un’amico ritrovato che da tempo non vedi, come una telefonata improvvisa che ti riporta a 18anni prima ad un affetto speciale conservato sempre profondamente nel cuore..

In etichetta c’è la simpatica sciatrice Madame ⛷ ed una scritta: “Chi ha la discesa più grande prenda la linea di maggiore pendenza“ 
E lei pronta ad affrontare la pista più ripida d’Europa che si trova proprio a Courchevel, in Savoia, all’interno del comprensorio sciistico delle Trois Vallées. 
Un vero invito al coraggio perché a nulla serve volere se non si ha il coraggio di osare.

E se il vero significato del coraggio è proprio avere paura – allora poi, con le ginocchia che tremano e il cuore che batte, fare comunque il grande salto.

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“Ci si abbraccia per ritrovarsi interi”🥂
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scriveva Alda Merini evocando il potere e la forza degli abbracci..ma oggi questa giornata fa un pò più male.. se pensiamo ai giorni trascorsi di lockdown, a quegli abbracci negati negli ospedali e nelle nostre case..o forse ci fa riflettere ancor di più su quel gesto, che oggi potrebbe rappresentare un nuovo traguardo da raggiungere.. quel semplice gesto, quel contatto da recuperare..
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Oggi il mio abbraccio l'ho cercato in un calice di Soave dei colli Scaligeri rifugiandomi tra i miei libri di storia dell'arte alla ricerca di quell'opera di De Chirico nella sua reinterpretazione del mito "Ettore e Andromaca" che meglio riflette la dimensione atemporale e aspaziale che viviamo. Quella sua atmosfera rarefatta e sospesa, quell'ultimo abbraccio prima del duello con Achille, due sagome surreali due manichini che vibrano di colore e potenza come il calice che ho al mio fianco.. figure geometriche astratte come astratto è il disegno, un concetto idealizzante di una realtà sospesa in un abbraccio consolatorio, desiderio di un contatto fisico che diviene inafferrabile e ineffabile..facendo cosi crescere nello spettatore il desiderio e l'attesa di riscoprirne il senso e l'emozione che può provocare.......un abbraccio.🥂🖤
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